Il vestiario tradizionale
Il costume di Siniscola è ampiamente documentato dalle fonti storiche e documentarie. Fino agli anni settanta era possibile vedere numerose persone che indossavano il costume tradizionale maschile e femminile. Da allora il costume è diventato un aspetto della memoria familiare,conservato con grande cura dalle famiglie e tramandato dai gruppi folk. L'usanza funebre di seppellire i defunti con abiti nuziali ha causato la scomparsa di capi di notevole fattura per la tipologia dei tessuti e la foggia dei ricami. Negli ultimi anni il vestiario tradizionale tramandato dai gruppi folkloristici si è impoverito nella confezione e nell'uso dei tessuti più autentici e per la scomparsa di alcuni capi importanti del vestiario femminile e maschile. Il costume è tuttavia ancora oggi un aspetto importante del folklore paesano, che a Siniscola come in altri centri della Sardegna, si può osservare nelle sagre locali e nelle festività religiose. I repertori fotografici pubblicati permettono di ripercorrere storicamente gli aspetti e le tipologie fondamentali. Il costume di Siniscola nella sua versione femminile e maschile presenta i tratti simili a quelli degli altri centri della Baronia, con poche varianti nei colori e nelle forme. Questo a dimostrare la comune appartenenza a un'area geografica ben delimitata per cultura e relazioni storiche e sociali che si sono consolidate e affermate nel tempo. Il costume maschile è andato via via sostituito a partire dal 1918, con il ritorno dalla Grande Guerra. I reduci per la prima volta indossavano al fronte una divisa. Al rientro molti di loro cominciarono a vestire a ''sa zivile'', non più a ''sa rustica''. La partecipazione ai conflitti mondiali ha indotto verso l'abbandono dell'abbigliamento tradizionale inizialmente con le uniformi militari e poi con gli abiti civili delle comunità urbanizzate del ''continente''. Tuttavia in molti anziani il costume è rimasto in uso fino agli anni settanta con il vestiario tradizionale ''in ragas d'euresi'' (orbace), mentre in altri l'impiego del velluto o dei ''calzari in cuoio'' a cambales'', hanno prevalso sull'abbigliamento più arcaico.
Il costume tradizionale maschile in uso fino agli anni ottanta è caratterizzato da un copricapo (berritta), da ragas,un gonnellino plissettato in orbace o in panno, da camicia bianca (camisa), calzoni bianchi di lino (carztones), e uose in panno o in orbace (carzittas). Di un certo rilievo è anche la presenza di una giacchetta corta detta ''groza'' sulla quale era indossato un ampio manto in orbace scuro detto gabbanu. Il costume femminile, a differenza di quello maschile, ha subito invece una lenta evoluzione, dovuta molto probabilmente a una maggiore stanzialità delle donne e per una condizione più contenuta e sorvegliata nellA civiltà agropastorale. Il moto dei pastori da un territorio all'altro anche alla ricerca di pascoli, ha favorito relazioni con altre comunità dell'isola e per questo una maggiore influenza e una certa omogeneità nei capi, ma all'interno di una unitaria area culturale baroniese. Nell'universo femminile invece non si assiste a un cambio repentino ma a un mutamento graduale delle forme che può essere storicamente documentato nella sua espressione più autentica a partire dall'Ottocento ad oggi. In una puntuale descrizione l'abate l'Angius evidenziava i colori e la foggia particolarmente sobria del costume di Siniscola, il ''rosso del busto e l'azzurro''. Della fine dell'Ottocento è una interessante cartolina della collezione Colombini che evidenzia due sposi di Siniscola in costume tradizionale.
Siniscola – Costume tradizionale – Collezione Colombini.
Siniscola – Costume tradizionale –
La descrizione dell'Angius, anteriore di qualche decennio, costituisce una preziosa conferma di quanto risulta da altre attestazioni fotografiche. Si descrivono infatti le forme semplici dell'abito e una pezzuola bianca come copricapo chiamata ''benda'', una sorta di ''velo monastico'' confezionato in casa e ricordato anche dal Lawerence nel 1921 (''un panno bianco ripiegato sulla testa''); la gonna in orbace scuro (unneda), con balza chiara in seta azzurra, e il grembiule (antela) che le donne ''portano andando in chiesa''; il giubbetto ''scarlatto'' (corittu), il busto (su cosso),con guarnizioni in oro e argento; la camicia bianca con sottili ricami (camisa);una cuffia (sa caretta), infine uno scialle a frange di seta bianco, viola o nero ricamato con motivi floreali (mucatore). Questa foggia più arcaica, per molti versi più pesante, per l'impiego dell'orbace, è stata gradualmente sostituita da un vestiario più leggero detto ''su tzibbone''. Che deve appunto il nome a un giubbetto più sbuffante e sottile, in panno o in tessuti più leggeri, con maniche ampie di vari colori e con guarnizioni dorate nei bordi, in uso dagli anni trenta del Novecento e poi adoperato nel corso del Novecento come abito nuziale. Si tratta di una foggia che presenta significative affinità con quelle dei paesi dell'alta Baronia come Posada, Torpè fino a Budoni. Rispetto alla versione ottocentesca, descritta dall'Angius, la gonna non è più in orbace rosso a strisce bianche, ma in panno scuro con ampia balza colorata. La cuffia, la benda bianca e il fazzoletto con frange sono sostituiti da un copricapo più sobrio ricamato con motivi floreali o del tutto scuro nel caso di lutti familiari. Da questo abbigliamento rimasto in uso fino agli anni settanta e ai primi ottanta nelle ultime anziane, si è passati a un vestiario sempre più leggero che oggi è ancora possibile vedere in molte anziane del paese,con lunga gonna scura e fazzoletto nero o con ricami a seconda delle occasioni e della condizione sociale. Lo scialle nero in lana o in seta è invece impiegato nei mesi più freddi.
Siniscola – Costume tradizionale –
Siniscola – Costume tradizionale (Su cosso) corpetto
Siniscola – Costume tradizionale femminile -
(tratto dal libro di Antonello Pipere ''Siniscola -Itinerari storici - naturalistici)